dicembre 2013

Francesco Tufarelli: Expo e presidenza Ue, “Carpe diem Italia!”

«Oggi per l’Italia è innanzitutto fondamentale spendere i soldi che le sono stati destinati dall’Ue». Francesco Tufarelli, consigliere del Ministro per gli Affari europei, lo ha sostenuto, a Big&Small sesta edizione, dopo aver ricordato le grandi difficoltà che l’Italia ha incontrato, in occasione delle ultime programmazioni comunitarie, nel rispettare i vincoli burocratici e temporali imposti per l’utilizzo dei fondi. «E’ necessario imparare a spendere queste risorse – ha dichiarato Tufarelli – perché oggi a Bruxelles la situazione è molto più tesa di prima e dall’Italia ci si attende un’azione forte soprattutto di messa in rete delle diverse esperienze perché i micro-progetti, anche un po’ isolati e iper-competitivi, nei quali noi siamo maestri, non è che siano ben voluti a Bruxelles. Inoltre a livello nazionale i fondi sono pochi quindi presumibilmente quelli del Quadro 2014 – 2020 saranno quasi gli unici disponibili».

«In più abbiamo un 2014 che sarà a dir poco faticoso per l’Italia – ha aggiunto Tufarelli – perché accadranno una serie di cose in contemporanea: le elezioni per il Parlamento europeo e il rinnovo della Commissione europea che avverranno proprio nel semestre in cui Italia sarà chiamata a presiedere l’Unione. È evidente che il fatto di avere un semestre che invece di durare sei mesi ne dura quattro, per il fatto di avere agosto in mezzo e Natale alla fine, e contemporaneamente avere un Parlamento in uscita e un altro in entrata e una Commissione in uscita e una in entrata non è esattamente il quadro per lo sviluppo del miglior semestre possibile. Eppure noi non abbiamo scelta, quello dovrà essere un semestre fondamentale».

 

 

«Dovrà esserlo – ha spiegato Tufarelli – anche perché sarà il secondo semestre mediterraneo, dopo la Grecia, in mezzo a presidenze tutte nordiche, e noi sul Mediterraneo abbiamo un problema che di certo non possiamo aspettarci che risolva adesso la Lituania o che lo facciano dopo di noi la Lettonia e il Lussemburgo. E poi dovremmo cercare di dare uno sviluppo forte a quelle azioni contro la disoccupazione delle quali siamo stati noi stessi proponenti nel corso nei consigli europei ai tempi del governo precedente».

«Per i prossimi mesi abbiamo anche un’altra importante occorrenza – ha spiegato il consigliere del Ministro per gli Affari europei – Nel 2015 ospiteremo infatti l’Expo alla quale hanno già aderito 138 Paesi alcuni dei quali nel loro stand arrivano a investire tra i 30 e i 60 milioni di euro. Quella milanese si contraddistingue, tra l’altro, come un’Expo europea perché, non essendocene stata nessuna nel continente nel periodo 2005-2010 e non essendoci candidati europei per il 2020, in questi 25 anni l’unica Expo in Europa è quella italiana».

«C’è quindi una sorta di cordone invisibile che lega tutti questi eventi – ha aggiunto Tufarelli – è una serie di occasioni da cogliere perché sarà un po’ difficile che, nel futuro prossimo, si creino altre congiunture così favorevoli, in grado di mettere l’Italia al centro nel mondo. Cogliere le opportunità in arrivo richiede tuttavia che il Paese sia preparato, ma è indubbio che, da questo punto di vista, abbiamo dei problemi. Abbiamo infatti una società civile per la gran parte distratta o disposta sfavorevolmente rispetto alle tematiche europee e questo va assolutamente cambiato. Va quindi innanzitutto spiegato ai nostri studenti che quello europeo, che era una il continente della guerra, è diventato il continente della pace. Ma vanno anche sensibilizzati tutti quelli che operano nel mondo del lavoro, aziende e liberi professionisti che quotidianamente si trovano a lavorare su normative italiane, ma che al 70% sono condizionate da quelle europea».

«Non dobbiamo insomma rischiare – ha ammonito Tufarelli – di consumare quel bonus che abbiamo come paesi fondatori, un rischio a cui andremo incontro se non saremo identificati come protagonisti anche di quella sorta di rifondazione europea che in questi anni ritengo si debba maturare per forza, a dispetto di chi mette in discussione l’Europa. Ne parlavo qualche mese fa con Alain Lamassoure, un eurodeputato di grande valore che facendo una battuta molto efficace mi ha detto: “Sai io sono sempre abituato a dire a tutti che l’Europa è come una frittata: io sono conscio che può essere indigesta e pesante, ma purtroppo o per fortuna è piuttosto difficile tornare alle uova che l’hanno costituita».

 

 

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