ottobre 2012

AgraNews: Perché il food made in Italy esporta così poco?

Recentemente molti quotidiani hanno ripreso la notizia che l’export alimentare tedesco è superiore a quello italiano. Ovviamente ciò ha suscitato molto stupore, anche perché, andando alla ricerca della notizia ad effetto, non è stato spiegato che l’export alimentare tedesco è concentrato su alcuni prodotti di base come latte e carne. Ma in ogni caso il problema resta: riusciamo ad esportare poco (meno del 15% di quello che produciamo). Altri Paesi europei, come Francia, Olanda e perfino il Belgio, fanno meglio di noi. Pur essendo apprezzati in tutto il mondo, i prodotti made in Italy non riescono ad arrivare sulle tavole dei consumatori europei e di quelli di oltreoceano. Come è possibile questo paradosso?

A questa e ad altre domande su come rilanciare l’economia proverà a rispondere l’incontro in programma a Roma dal 15 al 16 novembre all’Hotel Rome Cavalieri dal titolo Restart the system, quinta edizione di Big&Small, che negli anni è diventato un riferimento per quanti vogliano comprendere ciò che avviene nel settore del largo consumo e della distribuzione. Quest’anno il tema scelto dagli organizzatori è "Ripensiamo lo sviluppo", ovvero come far ripartire il sistema produttivo nazionale nella stagnazione dei consumi interni e nella vitalità delle economie globali. Come ricreare un modello di crescita sostenibile che punta sull’agroalimentare e le esportazioni dei prodotti di qualità, uno degli assi prioritari per contribuire a rilanciare l’economia del Paese. Importante sarà da questo punto di vista il contributo di Bruno Colucci di Carniato Europe, la più significativa azienda di importazione di prodotti agroalimentari italiani in Francia e Belgio che, con oltre 50 milioni di euro di giro di affari, è riuscita nella missione impossibile di affermare il made in Italy presso i consumatori francesi, notoriamente molto legati alle loro produzioni.

Export ma non solo: il 15 novembre dopo l’apertura dei lavori di Mauro Loy di Methos (società di consulenza di marketing, ideatrice dell’iniziativa), gli economisti Franco Debenedetti e Antonio Martino, il presidente dell’Associazione Distribuzione Moderna Camillo De Berardinis e Nicola Napolitano (Eni Versalis), stimolati dalle domande del giornalista Marco Ventura, proveranno a tracciare la loro ricetta per far ripartire il sistema.

Non mancherà la rappresentanza delle istituzioni: saranno presenti il sottosegretario allo Sviluppo economico, On. Massimo Vari, e il vicepresidente della Commissione europea, On. Antonio Tajani, a cui è affidata la chiusura dei lavori.

Non meno importante il tema delle nuove regole e il finanziamento delle attività produttive, che sarannoanalizzate nell’incontro moderato da Valerio Valla (Founding partner Studio Valla), in cui si esamineranno le opportunità offerte dalla programmazione economica finanziaria europea per il periodo 2007-2013 e si cercherà inoltre di anticipare le tendenze del mercato per il prossimo futuro.

In apertura della seconda giornata sarà affrontato il ruolo della comunicazione e del commercio elettronico per lo sviluppo delle attività economiche, nel workshop moderato dal giornalista Federico Fioravanti con la partecipazione, tra gli altri, di Stefano Parisi, presidente di Confindustria Digitale, Antonio Romano di Inarea, azienda leader nel corporate identity, e Mario Bianchi, presidente di LT Multimedia.

Big&Small si concluderà quindi nel primo pomeriggio del 16 novembre con l’incontro già anticipato, dedicato all’export e al contributo che può dare il food&retail al rilancio dell’economia, che vedrà, oltre a Bruno Colucci, la partecipazione di Riccardo Deserti (Consorzio Parmigiano Reggiano), Cesare Mazzetti (Consorzio Aceto Balsamico di Modena), Mauro Rosati (Qualivita) confrontarsi con Angelo Arrigoni (Carrefour) e Albino Russo (Ancc Coop).

«Non abbiamo la pretesa con Big&Small di dare la ricetta magica per uscire dalla crisi - ha dichiarato presentando l’iniziativa Mauro Loy, amministratore unico di Methos - ma crediamo che in un momento difficile, come l’attuale, vi sia l’esigenza che gli operatori impegnati nelle attività produttive e nella distribuzione facciano sentire la loro voce e individuino insieme le linee utili a consentire il restart the system».

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