Marzo 2017

Mario Pacelli_L'effetto trump

L’elezione di Donald Trump avrà degli importanti effetti in Italia, soprattutto nel settore agroalimentare. Non credo ad un forte mutamento del valore del dollaro rispetto all’euro, ma credo alla diminuzione delle esportazioni europee sia verso Stati Uniti, sia verso l’Asia: negli Stati Uniti per la politica protezionistica annunciata dal neopresidente, in Asia perchè il cambio delle più importanti monete asiatiche è legato ai patti che intercorrono tra quei Governi e gli Stati Uniti. La politica protezionistica di Trump tenderà, quindi, a svalutare quelle monete al fine di restaurare la signoria del dollaro sui mercati mondiali ed evitare le correnti di esportazione dall’Asia verso gli Stati Uniti. Pertanto, ne deriverà che queste monete perderanno valore rispetto all’euro, rendendo molto più complesse le esportazioni europee verso quei paesi.

L’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti avrà un forte impatto sul settore agroalimentare, interessando particolarmente l’Italia in quanto uno dei principali esportatori sui mercati americani ed asiatici. Ne deriverà che caleranno le esportazioni europee verso quei paesi e i prodotti prima esportati tenderanno a riversarsi sul mercato interno innescando un meccanismo di concorrenza con i prodotti italiani.

Per l’Italia si configura una sola strada: quella della qualità del prodotto. Su questo tema credo sia necessario guardarci bene in viso senza aspettare che qualcuno provveda. Gli interessi in gioco sono tali e contrastanti per cui se non si organizza adeguatamente la società civile non si riuscirà ad avere quel necessario passo in avanti del settore agroalimentare.

In Italia abbiamo trascorso più di mezzo secolo a scambiare con l’Europa la protezione dei prodotti industriali cedendo sull’agroalimentare perché nel sogno della ricostruzione c’era un paese industrializzato con un’importante industria pesante. Oggi non c’è più l’industria pesante, né quella chimica e in compenso non si produce più nemmeno il latte, realizzando il formaggio con quello in polvere importato dall’estero. È quindi necessario fronteggiare la pressione nell’agroalimentare che verrà da una parte dall’Europa e dall’altra dagli Stati Uniti ed affrontare le difficoltà di esportare nei paesi in oggi i prodotti italiani sono presenti in misura abbondante.

Ci sono dei casi clamorosi di distorsione del mercato, come ad esempio quello dell’olio, in cui il prodotto viene importato, contraddistinto da marchio italiano e poi esportato come Made in Italy, mentre gli agricoltori abbandonano la coltivazione delle olive perché hanno una bassa redditività.

Concludo con una personalissima opinione: non è vero che negli Stati Uniti ha vinto un contro-sistema. Trump è quella parte di cittadini degli Stati Uniti falciati dalla crisi economica e dalla globalizzazione che in qualche modo hanno protestato. Lo stesso atteggiamento di protesta che si è avvisato in Europa tra quanti vivono, pensano e votano in favore di quei movimenti che definiamo populistici. Sono le conseguenze dello stato di disagio che deriva dalla fine di un modello di sviluppo e dalla fase di transizione verso uno nuovo. Noi viviamo in un nuovo medioevo, tra povertà ed arroganza, tra fazioni e privilegi; dobbiamo costruire tutti insieme una società nuova che abbia nuove regole. È la prospettiva che dovrà guidare un po’ tutti - italiani, europei, americani - per uscire dalla crisi.  

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